Pena capitale

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Robby_
view post Posted on 14/10/2009, 13:41




Dobbiamo sempre partire da un interrogativo: E' giusto o no punire per mezzo della pena capitale?
E' giusto che un altro uomo si prende questa responsabilità?

Il 10 ottobre è stata la giornata nazionale contro la pena di morte, ma non si è sentito nulla.

Amnesty International ( http://it.wikipedia.org/wiki/Amnesty_International ) si batte ormai da anni per l'abolizione della pena di morte.

In tutto il mondo ci sono ancora stati che emettono queste condanne. In alcuni addirittura contro minorenni. -_-
Nel 2008, Amnesty International ha registrato almeno 2390 esecuzioni in 25 paesi e almeno 8864 condanne a morte in 52 paesi. Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa sono i paesi con il più alto numero di esecuzioni al mondo.



Da "Dei dilitti e delle pene" di Cesare Beccaria

Capitolo 28 - DELLA PENA DI MORTE

Questa inutile prodigalità di supplicii, che non ha mai resi migliori gli uomini, mi ha spinto ad esaminare se la morte sia veramente utile e giusta in un governo bene organizzato. Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili? Non certamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi. Esse non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse rappresentano la volontà generale, che è l'aggregato delle particolari. Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l'arbitrio di ucciderlo? Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del massimo tra tutti i beni, la vita? E se ciò fu fatto, come si accorda un tal principio coll'altro, che l'uomo non è padrone di uccidersi, e doveva esserlo se ha potuto dare altrui questo diritto o alla società intera?

Non è dunque la pena di morte un diritto, mentre ho dimostrato che tale essere non può, ma è una guerra della nazione con un cittadino, perché giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere. Ma se dimostrerò non essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell'umanità.

La morte di un cittadino non può credersi necessaria che per due motivi. Il primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di qualche cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell'anarchia, quando i disordini stessi tengon luogo di leggi; ma durante il tranquillo regno delle leggi, in una forma di governo per la quale i voti della nazione siano riuniti, ben munita al di fuori e al di dentro dalla forza e dalla opinione, forse piú efficace della forza medesima, dove il comando non è che presso il vero sovrano, dove le ricchezze comprano piaceri e non autorità, io non veggo necessità alcuna di distruggere un cittadino, se non quando la di lui morte fosse il vero ed unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti, secondo motivo per cui può credersi giusta e necessaria la pena di morte.

Quando la sperienza di tutt'i secoli, nei quali l'ultimo supplicio non ha mai distolti gli uomini determinati dall'offendere la società, quando l'esempio dei cittadini romani, e vent'anni di regno dell'imperatrice Elisabetta di Moscovia, nei quali diede ai padri dei popoli quest'illustre esempio, che equivale almeno a molte conquiste comprate col sangue dei figli della patria, non persuadessero gli uomini, a cui il linguaggio della ragione è sempre sospetto ed efficace quello dell'autorità, basta consultare la natura dell'uomo per sentire la verità della mia assersione.

Non è l'intensione della pena che fa il maggior effetto sull'animo umano, ma l'estensione di essa; perché la nostra sensibilità è piú facilmente e stabilmente mossa da minime ma replicate impressioni che da un forte ma passeggiero movimento. L'impero dell'abitudine è universale sopra ogni essere che sente, e come l'uomo parla e cammina e procacciasi i suoi bisogni col di lei aiuto, cosí l'idee morali non si stampano nella mente che per durevoli ed iterate percosse. Non è il terribile ma passeggiero spettacolo della morte di uno scellerato, ma il lungo e stentato esempio di un uomo privo di libertà, che, divenuto bestia di servigio, ricompensa colle sue fatiche quella società che ha offesa, che è il freno piú forte contro i delitti. Quell'efficace, perché spessissimo ripetuto ritorno sopra di noi medesimi, io stesso sarò ridotto a cosí lunga e misera condizione se commetterò simili misfatti, è assai piú possente che non l'idea della morte, che gli uomini veggon sempre in una oscura lontananza.

La pena di morte fa un'impressione che colla sua forza non supplisce alla pronta dimenticanza, naturale all'uomo anche nelle cose piú essenziali, ed accelerata dalle passioni. Regola generale: le passioni violenti sorprendono gli uomini, ma non per lungo tempo, e però sono atte a fare quelle rivoluzioni che di uomini comuni ne fanno o dei Persiani o dei Lacedemoni; ma in un libero e tranquillo governo le impressioni debbono essere piú frequenti che forti.

La pena di morte diviene uno spettacolo per la maggior parte e un oggetto di compassione mista di sdegno per alcuni; ambidue questi sentimenti occupano piú l'animo degli spettatori che non il salutare terrore che la legge pretende inspirare. Ma nelle pene moderate e continue il sentimento dominante è l'ultimo perché è il solo. Il limite che fissar dovrebbe il legislatore al rigore delle pene sembra consistere nel sentimento di compassione, quando comincia a prevalere su di ogni altro nell'animo degli spettatori d'un supplicio piú fatto per essi che per il reo.

Perché una pena sia giusta non deve avere che quei soli gradi d'intensione che bastano a rimuovere gli uomini dai delitti; ora non vi è alcuno che, riflettendovi, scieglier possa la totale e perpetua perdita della propria libertà per quanto avvantaggioso possa essere un delitto: dunque l'intensione della pena di schiavitù perpetua sostituita alla pena di morte ha ciò che basta per rimuovere qualunque animo determinato; aggiungo che ha di piú: moltissimi risguardano la morte con viso tranquillo e fermo, chi per fanatismo, chi per vanità, che quasi sempre accompagna l'uomo al di là dalla tomba, chi per un ultimo e disperato tentativo o di non vivere o di sortir di miseria; ma né il fanatismo né la vanità stanno fra i ceppi o le catene, sotto il bastone, sotto il giogo, in una gabbia di ferro, e il disperato non finisce i suoi mali, ma gli comincia. L'animo nostro resiste piú alla violenza ed agli estremi ma passeggieri dolori che al tempo ed all'incessante noia; perché egli può per dir cosí condensar tutto se stesso per un momento per respinger i primi, ma la vigorosa di lui elasticità non basta a resistere alla lunga e ripetuta azione dei secondi. Colla pena di morte ogni esempio che si dà alla nazione suppone un delitto; nella pena di schiavitù perpetua un sol delitto dà moltissimi e durevoli esempi, e se egli è importante che gli uomini veggano spesso il poter delle leggi, le pene di morte non debbono essere molto distanti fra di loro: dunque suppongono la frequenza dei delitti, dunque perché questo supplicio sia utile bisogna che non faccia su gli uomini tutta l'impressione che far dovrebbe, cioè che sia utile e non utile nel medesimo tempo. Chi dicesse che la schiavitù perpetua è dolorosa quanto la morte, e perciò egualmente crudele, io risponderò che sommando tutti i momenti infelici della schiavitù lo sarà forse anche di piú, ma questi sono stesi sopra tutta la vita, e quella esercita tutta la sua forza in un momento; ed è questo il vantaggio della pena di schiavitù, che spaventa piú chi la vede che chi la soffre; perché il primo considera tutta la somma dei momenti infelici, ed il secondo è dall'infelicità del momento presente distratto dalla futura. Tutti i mali s'ingrandiscono nell'immaginazione, e chi soffre trova delle risorse e delle consolazioni non conosciute e non credute dagli spettatori, che sostituiscono la propria sensibilità all'animo incallito dell'infelice.

Ecco presso a poco il ragionamento che fa un ladro o un assassino, i quali non hanno altro contrappeso per non violare le leggi che la forca o la ruota. So che lo sviluppare i sentimenti del proprio animo è un'arte che s'apprende colla educazione; ma perché un ladro non renderebbe bene i suoi principii, non per ciò essi agiscon meno. Quali sono queste leggi ch'io debbo rispettare, che lasciano un cosí grande intervallo tra me e il ricco? Egli mi nega un soldo che li cerco, e si scusa col comandarmi un travaglio che non conosce. Chi ha fatte queste leggi? Uomini ricchi e potenti, che non si sono mai degnati visitare le squallide capanne del povero, che non hanno mai diviso un ammuffito pane fralle innocenti grida degli affamati figliuoli e le lagrime della moglie. Rompiamo questi legami fatali alla maggior parte ed utili ad alcuni pochi ed indolenti tiranni, attacchiamo l'ingiustizia nella sua sorgente. Ritornerò nel mio stato d'indipendenza naturale, vivrò libero e felice per qualche tempo coi frutti del mio coraggio e della mia industria, verrà forse il giorno del dolore e del pentimento, ma sarà breve questo tempo, ed avrò un giorno di stento per molti anni di libertà e di piaceri. Re di un piccol numero, correggerò gli errori della fortuna, e vedrò questi tiranni impallidire e palpitare alla presenza di colui che con un insultante fasto posponevano ai loro cavalli, ai loro cani. Allora la religione si affaccia alla mente dello scellerato, che abusa di tutto, e presentandogli un facile pentimento ed una quasi certezza di eterna felicità, diminuisce di molto l'orrore di quell'ultima tragedia.

Ma colui che si vede avanti agli occhi un gran numero d'anni, o anche tutto il corso della vita che passerebbe nella schiavitù e nel dolore in faccia a' suoi concittadini, co' quali vive libero e sociabile, schiavo di quelle leggi dalle quali era protetto, fa un utile paragone di tutto ciò coll'incertezza dell'esito de' suoi delitti, colla brevità del tempo di cui ne goderebbe i frutti. L'esempio continuo di quelli che attualmente vede vittime della propria inavvedutezza, gli fa una impressione assai piú forte che non lo spettacolo di un supplicio che lo indurisce piú che non lo corregge.

Non è utile la pena di morte per l'esempio di atrocità che dà agli uomini. Se le passioni o la necessità della guerra hanno insegnato a spargere il sangue umano, le leggi moderatrici della condotta degli uomini non dovrebbono aumentare il fiero esempio, tanto piú funesto quanto la morte legale è data con istudio e con formalità. Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio. Quali sono le vere e le piú utili leggi? Quei patti e quelle condizioni che tutti vorrebbero osservare e proporre, mentre tace la voce sempre ascoltata dell'interesse privato o si combina con quello del pubblico. Quali sono i sentimenti di ciascuno sulla pena di morte? Leggiamoli negli atti d'indegnazione e di disprezzo con cui ciascuno guarda il carnefice, che è pure un innocente esecutore della pubblica volontà, un buon cittadino che contribuisce al ben pubblico, lo stromento necessario alla pubblica sicurezza al di dentro, come i valorosi soldati al di fuori. Qual è dunque l'origine di questa contradizione? E perché è indelebile negli uomini questo sentimento ad onta della ragione? Perché gli uomini nel piú secreto dei loro animi, parte che piú d'ogn'altra conserva ancor la forma originale della vecchia natura, hanno sempre creduto non essere la vita propria in potestà di alcuno fuori che della necessità, che col suo scettro di ferro regge l'universo.

Che debbon pensare gli uomini nel vedere i savi magistrati e i gravi sacerdoti della giustizia, che con indifferente tranquillità fanno strascinare con lento apparato un reo alla morte, e mentre un misero spasima nelle ultime angosce, aspettando il colpo fatale, passa il giudice con insensibile freddezza, e fors'anche con segreta compiacenza della propria autorità, a gustare i comodi e i piaceri della vita? Ah!, diranno essi, queste leggi non sono che i pretesti della forza e le meditate e crudeli formalità della giustizia; non sono che un linguaggio di convenzione per immolarci con maggiore sicurezza, come vittime destinate in sacrificio, all'idolo insaziabile del dispotismo. L'assassinio, che ci vien predicato come un terribile misfatto, lo veggiamo pure senza ripugnanza e senza furore adoperato. Prevalghiamoci dell'esempio. Ci pareva la morte violenta una scena terribile nelle descrizioni che ci venivan fatte, ma lo veggiamo un affare di momento. Quanto lo sarà meno in chi, non aspettandola, ne risparmia quasi tutto ciò che ha di doloroso! Tali sono i funesti paralogismi che, se non con chiarezza, confusamente almeno, fanno gli uomini disposti a' delitti, ne' quali, come abbiam veduto, l'abuso della religione può piú che la religione medesima.

Se mi si opponesse l'esempio di quasi tutt'i secoli e di quasi tutte le nazioni, che hanno data pena di morte ad alcuni delitti, io risponderò che egli si annienta in faccia alla verità, contro della quale non vi ha prescrizione; che la storia degli uomini ci dà l'idea di un immenso pelago di errori, fra i quali poche e confuse, e a grandi intervalli distanti, verità soprannuotano. Gli umani sacrifici furon comuni a quasi tutte le nazioni, e chi oserà scusargli? Che alcune poche società, e per poco tempo solamente, si sieno astenute dal dare la morte, ciò mi è piuttosto favorevole che contrario, perché ciò è conforme alla fortuna delle grandi verità, la durata delle quali non è che un lampo, in paragone della lunga e tenebrosa notte che involge gli uomini. Non è ancor giunta l'epoca fortunata, in cui la verità, come finora l'errore, appartenga al piú gran numero, e da questa legge universale non ne sono andate esenti fin ora che le sole verità che la Sapienza infinita ha voluto divider dalle altre col rivelarle.

La voce di un filosofo è troppo debole contro i tumulti e le grida di tanti che son guidati dalla cieca consuetudine, ma i pochi saggi che sono sparsi sulla faccia della terra mi faranno eco nell'intimo de' loro cuori; e se la verità potesse, fra gl'infiniti ostacoli che l'allontanano da un monarca, mal grado suo, giungere fino al suo trono, sappia che ella vi arriva co' voti segreti di tutti gli uomini, sappia che tacerà in faccia a lui la sanguinosa fama dei conquistatori e che la giusta posterità gli assegna il primo luogo fra i pacifici trofei dei Titi, degli Antonini e dei Traiani.

Felice l'umanità, se per la prima volta le si dettassero leggi, ora che veggiamo riposti su i troni di Europa monarchi benefici, animatori delle pacifiche virtú, delle scienze, delle arti, padri de' loro popoli, cittadini coronati, l'aumento dell'autorità de' quali forma la felicità de' sudditi perché toglie quell'intermediario dispotismo piú crudele, perché men sicuro, da cui venivano soffogati i voti sempre sinceri del popolo e sempre fausti quando posson giungere al trono! Se essi, dico, lascian sussistere le antiche leggi, ciò nasce dalla difficoltà infinita di togliere dagli errori la venerata ruggine di molti secoli, ciò è un motivo per i cittadini illuminati di desiderare con maggiore ardore il continuo accrescimento della loro autorità.


 
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skajd
view post Posted on 7/11/2009, 22:56




CITAZIONE (Robby_ @ 14/10/2009, 13:41)
Il 10 ottobre è stata la giornata nazionale contro la pena di morte, ma non si è sentito nulla.

vero, non si è sentito nulla!
La tv e la radio sono troppo impegnate: si deve parlare sempre della gnocca di turno...che schifo! :sick:
Eppure questi sono mezzi molto forti, a livello propagandistico! -_-

CITAZIONE (Robby_ @ 14/10/2009, 13:41)
Dobbiamo sempre partire da un interrogativo: E' giusto o no punire per mezzo della pena capitale?
E' giusto che un altro uomo si prende questa responsabilità?

Io sono contro la pena di morte...e non è giusto che una tale responsabilità cada su di un uomo!
Troppo potere lasciato nelle nostre poveri mani...il potere di stroncare o meno una vita!



CITAZIONE
Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa sono i paesi con il più alto numero di esecuzioni al mondo.

Posso "capire" per i primi quattro Paesi, ma gli Usa? Loro vengono sempre citati come modello...vengono presi ad esempio come la più grande democrazia del mondo...
Embè? Come può una tale democrazia fare ciò? Questo non l'ho mai capito!
Certo...in alcuni stati non vige più...ma in altri c'è ancora!
Io credo che l'attuale presidente americano debba muoversi soprattutto su questo punto. Tutti noi vogliamo vedere delle svolte. Bene....quale svolta migliora di questa?
Noi pensiamo sempre all'estero...ma come si può pensare di risolvere questioni estere se non si risolvono questioni immorali interne?
 
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view post Posted on 8/11/2009, 20:18
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Non in tutti gli stati americani esiste la pena di morte.
Talvolta, si son verificati casi assurdi: gente non giudicata colpevole del grave crimine è stata condotta al braccio della morte perché "la macchina della giustizia" non poteva più essere fermata.

Penso che nessuno,anche una nazione intera, possa decidere della vita di un solo individuo.

Il problema è a monte.
Le carceri costano.
Ed è il motivo per cui, in Italia, ad esempio, stupratori e assassini riescono a cavarsela a buon mercato, con pochi anni di galera ed anche conl'attenuante della buona condotta.

 
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Robby_
view post Posted on 27/11/2009, 16:54




CITAZIONE
Il problema è a monte.
Le carceri costano.
Ed è il motivo per cui, in Italia, ad esempio, stupratori e assassini riescono a cavarsela a buon mercato, con pochi anni di galera ed anche conl'attenuante della buona condotta.

Le carceri costano e sono pienissime di gente, anche di extra-comunitari!
Io partirei da loro.
Nel senso, farei scontare la pena nel loro Paese di origine!
Già questo darebbe un pochettino-ino-ino di sollievo alle carceri italiane.

Le carceri sono piene anche per colpa di una politica sbagliata e di una magistratura stupida e corrotta! E su questo non transigo!
Le carceri sono piene, e quindi l'Italia deve sostenere un costo elevato, anche perchè non c'è la CERTEZZA DELLA PENA!
 
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view post Posted on 28/11/2009, 21:23
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Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

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Il problema, Rob, non è la magistratura corrotta. A parte i casi eclatanti di qualche magistrato che "dimentica" di depositare degli atti in tempo utile e provoca la scarcerazione di mafiosi e delinquenti, è la legge a prestare il fianco a certe vergognose situazioni.

Mi spiego.
Ho detto:"le carceri costano".

Ma chi può quantificare quanta gente stia in carcere, al momento?

Siamo sicuri che siano stracolme?

L'impressione che ho io è che l'automobilista ubriaco che ammazza i pedoni di passaggio o lo stupratore siano a piede libero.
Degli assassini "storici" tengono lezioni all'università e pubblicano libri.
La legge vigente e la giurisprudenza annessa consentono di trovare escamotage di ogni sorta.
La verità è che in Italia viviamo nella quasi totale anarchia.
 
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Harmaol
view post Posted on 1/1/2010, 04:19




Partendo da un punto di vista concettuale penso che l'italia sia abbastanza avanti in materia trattamento detenuti perchè si parte col pressuposto che la priorità non sia semplicemente punire i detenuti ma rieducarli ad un reinserimento nella società. Infatti a mio avviso i detenuti sono trattati anche troppo bene, hanno celle con servizi igienici, angolo cucina, addirittura possono avere tv e computer (non accesso a internet se no sta minchia che stavo qua, andavo a fare una rapina in banca e se mi andava bene bene, se andava male andavo in galera a passare le giornate giocando online a spese dello stato :D), inutile citare il caso del rom Amethovic che fu mandato a scontare la reclusione in un residence sul mare per aver investito e ucciso 4 adolescenti mentre guidava ubriaco un furgone. Secondo me andrebbe implementato l'aspetto lavorativo della vita in carcere. Certo, ci sono carceri in cui detenuti svolgono lavori, sono comunque lavori che vengono fatti loro fare affinchè una volta fuori possano trovare una collocazione professionale.
Con ciò cosa voglio dire?
Uno zingaro che abita in una roulotte e vive di furto, fino a 12 anni resta impunibile, fino ai 16 all'atto pratico non gli succde niente. Quando raggiunge la maggiore età e può essere incarcerato si trova in una stanza che è più grande della sua roulotte, ha i pasti garantiti senza dover far nulla, c'ha la tv, può fare le diverse attività ricreative che si fanno in carcere... non è poi così male rispetto alla sua solita vita.

I problemi in Italia in ambito di giustizia sono, almeno i più evidenti:
- i magistrati che sono i primi nemici della giustizia
- le carceri sovraffollate
- la mancanza di personale di polizia penitenziaria


Ora non ricordo più perchè ho iniziato questo post, non ho idea di dove volessi andare a parere, ma credo di aver detto tutto.
Signori, buona notte!
 
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skajd
view post Posted on 2/1/2010, 17:58




Condivido HArmaol ^^
 
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Joel Backman
view post Posted on 3/1/2010, 10:04




So che andrò contro molta gente, ma credo ke in un paese dove la giustizia non funziona (vedi Italia) la pena di morte per i reati gravissimi la preferirei rispetto a vedere l'assassino di mia figlia dopo dieci anni girare nella mia città. :89447168xx3.gif: Quindi in questo contesto la approvo, se invece parliamo di un paese dove è previsto per omicidio, stupro e altro l'ergastolo senza possibilità di appello, buona condotta, rito abbreviato ecc...Penso che la pena di morte sia una cosa che non spetti a noi.

Questo è il mio pensiero
 
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°Yu°
view post Posted on 3/1/2010, 14:03




Il problema è che la pena di morte, come faceva giustamente notare Beccaria, non serve proprio a nulla: non funziona da deterrente per i reati e allora a cosa serve? L'unica utilità di una pena è quella di prevenire futuri reati. Altrimenti a cosa si riduce, alla vendetta? E a cosa serve la vendetta? Solo persone povere d'animo possono trovare soddisfazione nella morte di un altro uomo. Ma la pena capitale non ripara i reati, non restituisce le persone perse.
Certo, se in Italia le cose funzionassero meglio...non voglio fare polemiche politiche (Dio mi scampi!!), ma certa magistratura fa proprio le cose coi piedi. Prendiamo il caso Izzo, ma come si fa a concedergli ore di libertà? E' una cosa pazzesca! E' vero che la legge prevede la riabilitazione, e sono anche d'accordo, ma, ragazzi...Izzo ha masacrato e stuprato e non si mai pentito.
Poi i processi poltici, contro i grandi personaggi che danno risalto ai magistrati che li conducono, si fanno e hanno ampi spazi. I processi per i cittadini comuni vanno a scatafascio.
 
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Joel Backman
view post Posted on 4/1/2010, 00:36




è facile parlare ,ma trovarsi nella situazione che ho descritto :una figlia uccisa e l'assassino libero dopo 10 anni...magari che abita nel quartiere vicino è ben diverso. Secondo me le pene non servono per niente a reprimere i futuri reati. Un omicida , uno stupratore in quei momenti non pensa mica ai 10, 20 o 30 anni che siano, perchè fondamentalmente è una persona malata. Piuttosto credo che la pena serva solo da repellente per il soggetto in questione. La maggior parte delle persone che ha commesso un crimine probablmente ne commetterà altri. Per questo bisogna dare pene più severe e certe a tali soggetti senza possibilità di sconti. ripeto cercate di mettervi nella situazione...a me bolle il sangue solo a parlarne o ad ascoltare certe storie....vorrei tanto non ascoltare certe storie molte volte mi vergogno al posto dei magistrati...spero che le cose cambino.
 
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°Yu°
view post Posted on 5/1/2010, 17:13




CITAZIONE (Joel Backman @ 4/1/2010, 00:36)
è facile parlare ,ma trovarsi nella situazione che ho descritto :una figlia uccisa e l'assassino libero dopo 10 anni...magari che abita nel quartiere vicino è ben diverso. Secondo me le pene non servono per niente a reprimere i futuri reati. Un omicida , uno stupratore in quei momenti non pensa mica ai 10, 20 o 30 anni che siano, perchè fondamentalmente è una persona malata. Piuttosto credo che la pena serva solo da repellente per il soggetto in questione. La maggior parte delle persone che ha commesso un crimine probablmente ne commetterà altri. Per questo bisogna dare pene più severe e certe a tali soggetti senza possibilità di sconti. ripeto cercate di mettervi nella situazione...a me bolle il sangue solo a parlarne o ad ascoltare certe storie....vorrei tanto non ascoltare certe storie molte volte mi vergogno al posto dei magistrati...spero che le cose cambino.

Non è che è facile parlare, penso che sia abbastanza immaginabile sapere cosa si prova a vedersi ammazzato un parente, ma pensi che a decidere le leggi debbano essere persone sconvolte dal dolore? meno male che non è così. E' ovvio che quando si fa una legge si decide il caso generale, per il caso particolare deve essere il giudice a decidere il gusto, altrimenti applicheremmo le leggi coi computer e non con gli uomini (anche se a volte forse sarebbe meglio, non lo nego).
Io non credo affatto che chi compie il reato sia fondamentalmente una persona malata, credo anzi che le persone malate siano una piccolissima percentuale. E se fossero malati non dovrebbero stare in prigione a questo punto!
 
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skajd
view post Posted on 5/1/2010, 23:27




CITAZIONE
Io non credo affatto che chi compie il reato sia fondamentalmente una persona malata, credo anzi che le persone malate siano una piccolissima percentuale. E se fossero malati non dovrebbero stare in prigione a questo punto!

Condivido.
 
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Joel Backman
view post Posted on 6/1/2010, 11:54




Non devono decidere le persone sconvolte dal dolore, ma bisogna dare giustizia a queste persone...non di certo liberando il soggetto dopo 10 anni!! io dico che certo si deve decidere il caso generale, ma per un omicidio volontario, per esempio, deve essere data una pena di 30 anni di base punto. Poi se particolarmente grave la pena aumenta, ma i 30 anni restano, questo è il discorso ke voglio sostenere.Non deve esistere buona condotta o altri sotterfugi per liberare le carceri stracolme. Un omicida deve pagare. Poi non credo di sbagliare nel considerare una persona che compie non un reato qualsiasi, ma uno grave intendo, una persona malata, instabile, depressa, pericolosa chiamala come vuoi e di certo non è una persona normale che si può lasciare tranquillamente per strada. Mi sembra chiaro come concetto. Senza offesa
 
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skajd
view post Posted on 6/1/2010, 11:56




Non liberando il soggetto dopo 10 anni? Qui non si fanno neanche 10 mesi... -_-
 
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Joel Backman
view post Posted on 6/1/2010, 12:06




infatti purtroppo :blink:

In tv intervistarono degli spacciatori a Napoli e alla domanda "non avete paura di essere presi?" tutti risposero "che non pesava farsi un paio di settimane in carcere, anzi, avevano un posto caldo e cibo quindi che problema c'è?"

Ci rendiamo conto??

Altri la consideravano un'esperienza di breve durata che ogni tanto fa bene... :huh:

Proviamo ad applicare questo discorso proporzionalmente agli altri reati e ora mi chiedo quanto spaventa la Giustizia?!

Poveri noi
 
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17 replies since 14/10/2009, 13:41   590 views
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